“Ho accettato di presentare la mia candidatura per il consiglio comunale di Bari”. Questo l’annuncio dell’ex rettore dell’Università di Foggia, Giuliano Volpe, archeologo originario di Terlizzi, tuttora operativo in Capitanata in alcune campagne di scavo.
Ora ecco la sfida elettorale a sostegno del candidato Michele Laforgia, noto penalista barese, sostenuto dal Movimento 5 Stelle: “L’ho fatto perché me lo ha chiesto Michele Laforgia che stimo come persona, come professionista, come cittadino con una grande passione politica da sempre impegnato in città con iniziative di partecipazione civica dal basso – spiega Volpe sui social -. L’ho fatto perché molti amici e colleghi che stimo (che non nomino ma che sono sicuro espliciteranno anche pubblicamente il loro sostegno) mi hanno sollecitato, convincendomi a spazzare i miei ultimi indugi.
L’ho fatto soprattutto perché sono convinto che ci siano momenti nei quali è necessario dare il proprio contributo mettendoci la faccia: questo è uno di quei momenti. Bari, che ha conosciuto, nel contesto dell’intera Puglia, un innegabile processo di crescita e di miglioramento, da tutti riconosciuto e per il quale bisogna essere grati al sindaco Antonio Decaro e alle amministrazioni di centro-sinistra locali e regionali degli ultimi vent’anni, rischia di tornare indietro, di essere riconquistata dalla destra, anzi dalla peggiore destra: quella della Lega che vuole l’autonomia differenziata che spaccherà l’Italia e danneggerà pesantemente il Sud, quella di Fratelli d’Italia che vuole la riforma del premierato che sconvolgerà l’assetto costituzionale democratico, per non parlare dell’insieme di retrive e dannose politiche on campo economico, sociale e culturale. La partita che si gioca a Bari è fondamentale per la città e per la Puglia ma ha anche un fortissimo significato nazionale.
L’ho fatto anche perché sono convinto che il fronte progressista necessiti di un profondo cambiamento, mettendo finalmente da parte trasformismi e opportunismi che ne hanno purtroppo offuscato l’immagine e la sostanza, nonostante le cose pur buone fatte negli ultimi anni. È necessario un cambiamento, nella continuità delle azioni positive e nella decisa discontinuità di quelle negative: questo cambiamento credo possa essere oggi impersonificato da Michele Laforgia. Ma Michele non può essere lasciato solo e chiunque creda in questo progetto deve, in vari modi, dare un contributo. Io ho accettato di darlo anche (ma non solo) con la candidatura in una lista civica, composta da tante belle espressioni della società barese, nella quale mi sento pienamente a mio agio perché si tratta di persone che si spendono senza alcun interesse e tornaconto personale.
L’ho fatto perché da sempre sono animato da passione “politica”, anche facendo l’archeologo, il professore, il rettore di una Università in una città e in un territorio non facili come quello di Foggia, il presidente del Consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici del MiBACT (ora MiC) e in tante altre forme di impegno culturale e civile.
L’ho fatto perché credo, o almeno spero, di poter dare un contributo fattivo nei campi nei quali ho costruito una certa competenza: la formazione, l’università (perché Bari diventi una vera città universitaria, ospitale, con servizi e opportunità per gli studenti italiani e stranieri), la ricerca, la tutela, la valorizzazione e la gestione del patrimonio culturale, l’imprenditoria culturale e creativa, le attività culturali (da non intendere solo come eventi e spettacoli), il turismo culturale (un turismo colto – che non significa turismo di élite ma turismo di qualità – contro i rischi incombenti di un turismo di consumo), le politiche giovanili.
Michele mi ha chiesto di dare una mano, senza promettere nulla. Ho accettato, nonostante i miei tantissimi impegni, senza che io gli chiedessi nulla, come hanno fatto tutti gli altri candidati. Ho la fortuna di un bellissimo lavoro. Sono tornato a insegnare e a vivere a Bari dopo tanti anni di lavoro altrove e ho deciso di investire questi miei prossimi anni per contribuire alla crescita delle nostre università (anche con l’istituzione di un Dottorato Nazionale sul patrimonio culturale che ha sede a Bari e al quale aderiscono altre dodici università e il CNR con molte decine di dottorandi/e), allo sviluppo di tutte le forme di partecipazione attiva alla cura e alla valorizzazione del patrimonio culturale, che appartiene e a tutti e non solo agli specialisti, a una migliore qualità della vita nella nostra città. Laforgia che stimo come persona, come professionista, come cittadino con una grande passione politica da sempre impegnato in città con iniziative di partecipazione civica dal basso.
L’ho fatto perché molti amici e colleghi che stimo (che non nomino ma che sono sicuro espliciteranno anche pubblicamente il loro sostegno) mi hanno sollecitato, convincendomi a spazzare i miei ultimi indugi.
L’ho fatto soprattutto perché sono convinto che ci siano momenti nei quali è necessario dare il proprio contributo mettendoci la faccia: questo è uno di quei momenti. Bari, che ha conosciuto, nel contesto dell’intera Puglia, un innegabile processo di crescita e di miglioramento, da tutti riconosciuto e per il quale bisogna essere grati al sindaco Antonio Decaro e alle amministrazioni di centro-sinistra locali e regionali degli ultimi vent’anni, rischia di tornare indietro, di essere riconquistata dalla destra, anzi dalla peggiore destra: quella della Lega che vuole l’autonomia differenziata che spaccherà l’Italia e danneggerà pesantemente il Sud, quella di Fratelli d’Italia che vuole la riforma del premierato che sconvolgerà l’assetto costituzionale democratico, per non parlare dell’insieme di retrive e dannose politiche on campo economico, sociale e culturale. La partita che si gioca a Bari è fondamentale per la città e per la Puglia ma ha anche un fortissimo significato nazionale.
L’ho fatto anche perché sono convinto che il fronte progressista necessiti di un profondo cambiamento, mettendo finalmente da parte trasformismi e opportunismi che ne hanno purtroppo offuscato l’immagine e la sostanza, nonostante le cose pur buone fatte negli ultimi anni. È necessario un cambiamento, nella continuità delle azioni positive e nella decisa discontinuità di quelle negative: questo cambiamento credo possa essere oggi impersonificato da Michele Laforgia. Ma Michele non può essere lasciato solo e chiunque creda in questo progetto deve, in vari modi, dare un contributo. Io ho accettato di darlo anche (ma non solo) con la candidatura in una lista civica, composta da tante belle espressioni della società barese, nella quale mi sento pienamente a mio agio perché si tratta di persone che si spendono senza alcun interesse e tornaconto personale.
L’ho fatto perché da sempre sono animato da passione ‘politica’, anche facendo l’archeologo, il professore, il rettore di una Università in una città e in un territorio non facili come quello di Foggia, il presidente del Consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici del MiBACT (ora MiC) e in tante altre forme di impegno culturale e civile.
L’ho fatto perché credo, o almeno spero, di poter dare un contributo fattivo nei campi nei quali ho costruito una certa competenza: la formazione, l’università (perché Bari diventi una vera città universitaria, ospitale, con servizi e opportunità per gli studenti italiani e stranieri), la ricerca, la tutela, la valorizzazione e la gestione del patrimonio culturale, l’imprenditoria culturale e creativa, le attività culturali (da non intendere solo come eventi e spettacoli), il turismo culturale (un turismo colto – che non significa turismo di élite ma turismo di qualità – contro i rischi incombenti di un turismo di consumo), le politiche giovanili.
Michele mi ha chiesto di dare una mano, senza promettere nulla. Ho accettato, nonostante i miei tantissimi impegni, senza che io gli chiedessi nulla, come hanno fatto tutti gli altri candidati. Ho la fortuna di un bellissimo lavoro. Sono tornato a insegnare e a vivere a Bari dopo tanti anni di lavoro altrove e ho deciso di investire questi miei prossimi anni per contribuire alla crescita delle nostre università (anche con l’istituzione di un Dottorato Nazionale sul patrimonio culturale che ha sede a Bari e al quale aderiscono altre dodici università e il Cnr con molte decine di dottorandi/e), allo sviluppo di tutte le forme di partecipazione attiva alla cura e alla valorizzazione del patrimonio culturale, che appartiene e a tutti e non solo agli specialisti, a una migliore qualità della vita nella nostra città”.