Si sgonfiano totalmente le accuse nei confronti dell’imprenditore foggiano Michele D’Alba – allora presidente della società Tre Fiammelle – trascinato in tribunale per un appalto all’Asl di Taranto. Il procedimento che ha fatto discutere la Puglia, per via del coinvolgimento dell’attuale consigliere regionale Michele Mazzarano, nacque dalle accuse dell’imprenditore Gianpaolo Tarantini dopo le elezioni politiche del 2008. Per D’Alba, la vicenda si è chiusa ufficialmente in questi giorni con il decreto di archiviazione richiesto dai sostituti procuratori della Repubblica del Tribunale di Bari, Ciro Angelillis ed Eugenia Pontassuglia.
Il decreto è arrivato a firma del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, A. Marrone: “Il Giudice – è riportato in uno dei passaggi salienti -, lette le istanze avanzate dal pubblico ministero intese all’archiviazione; condivise le argomentazioni addotte a sostegno delle stesse per la indiscutibile aderenza di esse alle emergenze investigative e la mancanza di qualsivoglia vizio logico e giuridico; (…) ritenuto che non sono neanche ipotizzabili ulteriori temi di investigazione, dispone l’archiviazione dei procedimenti”. Viene confermata, dunque, la richiesta dei sostituti procuratori che “rilevavano come nei confronti del predetto indagato non vi fossero elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio”.
Secondo le accuse, Mazzarano avrebbe ottenuto, per il tramite di Tarantini, 60mila euro dall’imprenditore foggiano. Alla base del presunto scambio di denaro, una gara d’appalto di 600mila euro per il lavanolo all’Asl di Taranto. Già nel 2014, il consigliere tarantino aveva parlato del processo come di una “via Crucis”: “Sono accusato di millantato credito – spiegò in una nota – perché dalle uniche dichiarazioni di Tarantini e senza nessun riscontro negli atti, avrei chiesto e ricevuto dal signor D’Alba contributi per il partito (10.000 euro in una versione, 50.000 euro in un’altra versione degli interrogatori del Tarantini) per essermi vantato di poter interferire nell’aggiudicazione di una gara presso l’Asl di Taranto. È utile ricordare che la ditta di D’Alba si aggiudica la gara solo dopo aver fatto ricorso al Tar e al Consiglio di Stato visto che la suddetta era stata assegnata a una ditta concorrente. Le accuse che mi vengono rivolte dal Tarantini sono totalmente false e, infatti, non sono state mai confermate dal D’Alba. Nel processo tali accuse si scioglieranno come neve al sole. Rimane l’agonia mia e delle persone a me più care per questi lunghi cinque anni di vera e propria via crucis. Quando la giustizia agisce così, rovina la vita delle persone oneste”. Le accuse nei confronti di D’Alba sono cadute in Tribunale dopo quasi dieci anni dalle indagini.