La marcia dei 20mila a Foggia è finita, ma comincia già da ora il percorso per non disperdere quella voglia di ribellarsi alla mafia. I sindaci e la società civile riunita in una mega chat dai meridionalisti di Pino Aprile, con l’ausilio del primo cittadino Francesco Miglio, del segretario dei pizzarottiani Rosario Cusmai e del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano si interrogano su cosa fare per proseguire nel percorso avviato dalla mobilitazione promossa da Libera e da don Luigi Ciotti. C’è chi guarda ancora il bicchiere mezzo vuoto, come il sindaco di Lucera Antonio Tutolo, che già alla vigilia della manifestazione aveva incontrato il favore di molti col suo giusto scetticismo. Nel the day after però i suoi dubbi sono meno condivisi.
“Non ho chiuso occhio stanotte. Perdonatemi – ha scritto di buon mattino -. Non voglio togliere entusiasmo a nessuno. Sono una nullità ma siccome sono stato inserito in questa chat, il mio pensiero prima dello sciogliete le Righe lo voglio esprimere. A me è sembrato più un momento di commemorazione per le vittime di Mafia che va pure bene, anzi benissimo, ma a mio modesto avviso non basta. Per chi è vittima della mafia ed è ancora vivo cosa cambia in prospettiva? Che da morto verrà ricordato? Che ci sarà qualcuno intorno ai congiunti rimasti vivi? Va pure bene rispetto a prima? Ma è questo quello che serve e vogliamo? Da questa mattina cosa cambia per le centinaia o migliaia di vittime delle estorsioni? Cosa cambia per l’organico decimato dei magistrati che devono combattere il crimine? Cosa cambia per l’organico decimato dei cancellieri? Cosa cambia per l’organico delle forze dell’ordine che mancano per il controllo del territorio? Cosa cambia in ambito giudiziario per chi delinque? Cosa cambia per chi è vittima dei soprusi della Mafia? Cosa cambia per lo sviluppo del territorio? Qualcuno interverrà con interventi strutturali che favoriscono lo sviluppo economico di questa terra sottraendo manovalanza alla Mafia? Qualcuno interverrà per migliorare le condizioni di sicurezza di qualcuno che vuole investire? Qualcuno deve pretendere queste cose dallo stato o no? E se non lo facciamo noi chi deve farlo? Cosa ci facciamo seduti sulle nostre poltrone? La manifestazione ha evidenziato che la gente ha voglia di vivere in una città demafiosizzata ma non credo basti mettere il cartello. Ringrazio infinitamente Don Ciotti e Libera per aver organizzato la manifestazione e per l’impegno costante contro la mafia ma noi Sindaci e politici non dobbiamo far nulla? Tutt’appo’? Siamo certi che per i nostri territori non servono interventi straordinari dal punto di vista degli investimenti? Siamo certi che non dobbiamo pretendere dallo stato Sicurezza per chi ha il coraggio di investire? Siamo certi che non dobbiamo pretendere un piano straordinario per la sicurezza, la Giustizia e lo sviluppo del nostro territorio? Per voi è tutt’appo’? Per me no? Scusate”.
Molti amministratori gli hanno fatto eco. Come il sindaco di San Paolo Civitate. “Non è facile fare l’amministratore, l’imprenditore, il commerciante, in alcune realtà nemmeno il contadino, fare il ” cittadino comune “, ma adesso ci attende il compito più grande che è quello di pretendere più attenzione sulla giustizia, sul controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine, sugli investimenti nel lavoro, nelle politiche sociali, nella cultura, contro la dispersione scolastica. Insomma tutti insieme dobbiamo avere, così come abbiamo dimostrato ieri lo stesso fine : riportare la voglia di crescita in Capitanata”.
Intanto il 16 e 17 gennaio le organizzazione sindacali e datoriali sono state convocate dal prefetto per discutere delle misure possibili contro le estorsioni.
Netto il commento di Pino Aprile, leader del Movimento 24 agosto: “Caro sindaco, questa chat è nata con il proposito di costituire una rete di sindaci, associazioni, cittadini che diano vita a una vertenza territoriale per non rendere episodici momenti di condivisione come quello di ieri e ottenere gli strumenti per estirpare la malapianta: più magistrati e forze dell’ordine, norme più incisive e sicurezza della pena, più iniziative per l’informazione e il coinvolgimento dei cittadini. Come tutti i fenomeni opportunistici, la mafia coglie e sfrutta circostanze favorevoli. Che dobbiamo cambiare. E a questo si dovrà lavorare tutti insieme”.