Tempo di condanne per i maggiori clan di San Severo. Oggi a Bari la sentenza del processo con rito abbreviato “Ares” nei confronti di 35 imputati ritenuti dall’accusa legati al mondo del crimine organizzato. Alla sbarra, davanti alla giudice Annachiara Mastrorilli, i clan Nardino e La Piccirelli-Testa, accusati principalmente di mafia, traffico di droga ed estorsioni ma anche tentati omicidi e furti. Con “Ares” è stata indicata per la prima volta l’associazione criminale di stampo mafioso nella “città dei campanili”. Le batterie criminali sono state definite indipendenti anche rispetto alla Società Foggiana.
Spicca tra le condanne quella a diciotto anni di reclusione a Franco Nardino detto “Kojak” (la procura chiedeva 21 anni) capo del clan Nardino e nome storico della malavita sanseverese, già coinvolto in altri processi di mafia. Sedici anni e otto mesi a Roberto Nardino detto “Patapuff”, fratello di Franco. L’accusa chiedeva 18 anni.
Otto anni a Vincenzo Pietro Nardino, otto anche a Matteo Nazario Nardino e Stefano Romano, sette anni e quattro mesi a Lucio Roncade, sei anni a Loredana Russi, sette a Gennaro Tumolo, dieci ad Arnaldo Sardella, un anno e quattro mesi a Donato Luigi Colio, otto anni a Daniele De Cotiis, otto mesi a Michele Luciano Parisi, due anni a Vincenzo Leonardo D’Onofrio, sei anni a Giuseppe Vistola, otto a Giovanni Minischetti. E ancora, 13 anni e quattro mesi ad Antonio Florio, cinque anni e quattro mesi a Pasquale Irmici.
Un anno a Vincenzo Astuti, quattro anni a Leonardo Augenti, sei a Giacomo Baldassi. E ancora, sei anni ad Oreste Belfonte, quattro anni e sei mesi a Carmine Bozzo, ben dieci a Vincenzo Bruno. Cinque anni e quattro mesi a Francesco Carolla, dieci anni e otto mesi a Libero Ciociola, dieci anni a Luciano Michele De Stasio, quattro anni e quattro mesi ad Armando Dell’Oglio, tre anni a Luigi Di Gennaro, tre anni a Lorenzo Di Lorenzo, quattro anni e otto mesi a Gennaro Immobile, due anni a Giuseppe Leo, otto anni a Luigi Mario Mastromatteo.
Tra gli assolti, Roberto D’Agruma, Ivano Pistillo, Antonio Volpe, Antonio Florio, Raffaele Mazzeo e Bledar Fortuzi. Motivi della sentenza in 90 giorni. (In alto, i fratelli Nardino; sotto, De Cotiis, Russi e Vincenzo Nardino)