Un fiume in piena Leonardo Iaccarino, il pentito della politica foggiana ascoltato da accusa e difesa sul giro di tangenti a Palazzo di Città. Tra i componenti dell’Assise – stando a quanto riferito dall’ex presidente del Consiglio comunale durante l’incidente probatorio – c’era persino chi si sarebbe lamentato per la mancata considerazione da parte dell’allora sindaco Franco Landella. “C’erano i consiglieri comunali, quelli buoni, che sinceramente, scusate il termine, capivano poco il meccanismo – ha raccontato Iaccarino agli inquirenti – e quindi rimanevano fuori, altri lamentavano il fatto che per amicizia nei confronti del sindaco rimanevano fuori, ma poi potevano rimanere fuori anche altri consiglieri comunali che non erano molto svegli, se così vogliamo chiamarli”.
Per la presunta tangente versata dall’imprenditore edile Paolo Tonti, anche quest’ultimo sotto inchiesta, l’ex sindaco avrebbe stabilito una mazzetta di 5mila euro da destinare ad una buona fetta di consiglieri comunali. “C’erano consiglieri che venivano a dirmi che c’era malcontento per il saldo (un anticipo di 2mila euro, ndr), perché si aspettavano di più e poi io come presidente del Consiglio dovevo prendere qualcosina in più no, quindi la gerarchia era sindaco, presidente del Consiglio e tutto il resto del mondo”.
E ancora: “Io non ho avuto nemmeno il saldo delle 3mila, ho avuto il saldo di 2mila dalla moglie (dell’ex sindaco, ndr) e quindi io ero indispettito, ero arrabbiato, ero un po’ amareggiato di questa cosa qui, perché io la volevo la tangente e quindi io facevo parte del sistema e dicevo agli altri: ‘Avete visto come mi ha trattato il sindaco?’. C’era poi Amato Negro, lui mi diceva che era stanco di questo modo di fare da parte del sindaco e che comunque non sarebbe stato più disponibile a dargli una mano in Consiglio comunale, tant’è che mi diceva nei fatti specifici: ‘Io voglio capire a capo che cosa c’è dietro e se vengo a scoprire che ci sta una tangente, mi alzo e me ne vado’“.
Persino durante l’Assise alcuni eletti avrebbero manifestato malcontento, senza palesarlo esplicitamente ma attraverso interventi ‘mirati’. “Quando un consigliere comunale si alzava ed era dubbioso – ha spiegato Iaccarino – diceva: ‘Abbiamo bisogno di ulteriori approfondimenti’. Cioè stava a significare che se un accapo era interessante e si doveva riscuotere la tangente: ‘Sindaco se non ci dai le garanzie questo non te lo voto’. E quindi propongo il rinvio dell’accapo all’ordine del giorno a data da destinarsi, perché abbiamo la necessità di acquisire ulteriori elementi per i quali ci facciano votare favorevolmente questo accapo’. Ma era un bluff dottoressa”, ha aggiunto Iaccarino rivolgendosi alla pm Roberta Bray. “Poteva esserci insoddisfazione derivata dal fatto che non c’erano garanzie: ‘Tu non mi dai le garanzie che subito dopo la votazione ci rivediamo per riscuotere la tangente, io questa non te la voto’. Se prendiamo l’Albo pretorio degli ultimi sette anni vi dico: qua tangente, qua no, qua sì, qua no“.
Iaccarino era a conoscenza del presunto “metodo Landella” e non lo nascondeva: “Ero proprio un battitore libero, ne parlavo telefonicamente, ne parlavo con gli amici, con la speranza di essere intercettato e quindi ero intercettato in quel periodo, quindi ne ho parlato con più persone e molti ne erano a conoscenza di questa vicenda qua. Con il sindaco – ha evidenziato – bastava una mezza chiacchierata: ‘Oh su quella cosa tutto a posto, sai già…’, non è che il sindaco contrattualizzava con noi e dice: ‘Allora all’approvazione di questo accapo decido di darvi 2mila euro di acconto e 3mila euro a saldo’. Lui già sapeva che era arrivato all’orecchio del consigliere comunale tramite chi… può essere tramite i suoi uomini di fiducia come era la vicenda”.
Tra i fedelissimi di Landella ci sarebbe stato l’ex consigliere comunale Consalvo Di Pasqua, tra gli indagati in questa inchiesta. “Era l’informatissimo di tutto quello che doveva accadere in Consiglio comunale e quello che accadeva prima del Consiglio, era quello che dava le indicazioni a tutti i consiglieri comunali della maggioranza se un accapo doveva essere votato e con quali modalità. Riguardo alla tangente Tonti – ha continuato Iaccarino – mi ha detto chiaramente che era a conoscenza, quindi sapeva che c’era in disponibilità una tangente di 5mila euro per consigliere comunale, però ripeto non so se ne hanno fanno parte tutti e 21 o 15 o 14 o qualcuno altro, sicuramente meno di 21, perché poi c’era sempre il consigliere comunale che non doveva sapere certe cose e votava sulla base della fiducia e quindi andava con spirito di maggioranza a votare gli accapo”.
E ancora: “Di Pasqua era il collegamento, il filo collante con il sindaco, quindi quando Di Pasqua diceva qualcosa vuol dire che aveva già parlato con il sindaco, ma non è solo su questa vicenda e su tantissimi altri accapo che c’era il disorientamento da parte di molti consiglieri comunali, tant’è che non è che facevamo tanti pre-Consigli comunali, erano quasi tutti informali davanti al bar, con la telefonata, la passeggiata e si diceva: ‘Questo passa, questo non deve passare’“. (In alto, Di Pasqua e Iaccarino; nella foto grande, Landella)