In primavera le gelate inattese, poi la anomala afa estiva da cambiamenti climatici unita alla siccità protrattasi per diversi mesi, ora la pioggia battente con la terra bagnata, che impone uno stop forzato di rastrelli o macchine dedicate. Anche il meteo non gira a favore della campagna olivicola-olearia 2021 entrata nel vivo con un -30% della produzioni rispetto alla media storica e con prezzi troppo bassi rispetto ai costi negli appezzamenti agricoli.
A fare la differenza sulle performance di resa è soprattutto la disponibilità di risorse idriche, che non sono state compensate dalle attuali piogge, anzi. La siccità dei mesi passati ha penalizzato la produttività degli oliveti senza irrigazioni, laddove invece il gelo di aprile ha colpito in maniera pesante i campi del Nord e del Centro, determinando un nocumento alla fioritura.
Solo la Puglia, al netto del dramma Xylella, e la Calabria si sono in parte salvate da questi fenomeni, ma resta tuttavia una produzione assai più bassa degli scorsi anni. Ancora una volta sarà il Sud con la Puglia in testa, come ha sottolineato il consulente internazionale del settore olivicolo Claudio Vignoli, a reggere tutto il settore dei grandi marchi toscani.
Secondo i dati diffusi da Coldiretti la produzione pugliese, inclusa quella di Capitanata, da sempre punto di riferimento per marchi importanti, uno su tutti Monini, che si rifornisce a Carpino, resterà ben distante dagli standard tipici delle annate di carica con 145 milioni di chilogrammi contro le medie storiche di 200 milioni di kg.
In un anno pandemico caratterizzato da forti problematiche per l’approvvigionamento di materie prime e materiali tecnici ad una situazione già complicata si uniscono infatti le criticità strutturali dei frantoi, che in molti casi in provincia di Foggia hanno rallentato la molitura a causa di una mancata manutenzione delle macchine e delle pietre.
A questo elemento inerente la linea produttiva e il processo tecnologico alimentare che porta dall’oliva all’olio si aggiunge la crescita dei prezzi del petrolio, che ha causato con l’avvio delle operazioni colturali rincari fino al 50% per il gasolio necessario per la raccolta meccanizzata delle olive.
Ogni produttore di Capitanata sostiene costi per almeno 24 euro di raccolta al quintale e e ben 17 di molitura, che sommati fanno 41 euro. Peccato che un quintale di olive sia pagato al momento circa 45 euro e che raramente raggiunga i 50 euro. Questo per chi decide di non intraprendere la via della trasformazione. Chi sogna di veder fruttare olio dalle sue olive, sconta disagi anche maggiori.
Come l’imprenditrice Maria Elena Ritrovato della Biologica Ritrovato in Località Mandorli a San Giovanni Rotondo, che ha investito tutta se stessa nella produzione e nell’imbottigliamento di olio luxury in ceramica. “Stiamo ancora raccogliendo, doveva essere un’annata esaltante, invece è diventata devastante, peggiore di quella precedente, altrettanto problematica. Una attività come la mia con due esercizi così non può che essere in difficoltà, vale per noi come per i frantoi. Il prezzo dell’olio all’ingrosso è ridicolo, non ne abbiamo venduto neppure un litro, anche perché non riusciremmo a soddisfare i nostri clienti, ma seppure avessimo avuto qualche tentazione, ce la saremmo fatta passare. I prezzi sono ridicoli”, si sfoga. Difficilmente i consumatori finali sono orientati a pagare più di 7 euro per un litro d’olio extravergine. Ma i conti non tornano.
“Per una produttrice come me, l’olio costa solo 6 euro a litro per la raccolta, come si fa a vendere di meno di 8 o 9 euro? Non paghi neppure la molitura. Non so come facciano coloro che vendono a meno, ci troviamo di fronte a produttori che vendono illegalmente e fanno concorrenza sleale”, è la sua certezza.
Non vanno meglio le cose a Vico del Gargano, come emerge dalla denuncia di Guido Cusmai, dirigente Coldiretti per la sezione giovani agricoltori e produttore di olio con l’azienda di famiglia, di recente lanciatasi nella realizzazione di bustine di olio monodose per il segmento Ho.Re.Ca.
“Imbottigliatori e GDO hanno inventato l’olio novello anticipando apertura di frantoi e raccolta. Le conseguenze? Il prezzo delle olive basso motivato dalle basse rese. Così il prezzo dell’olio di qualità eccellente rimane bloccato o al ribasso per moltissimo tempo, tanto si produrrà e prima o poi si venderà per vivere. Questo è il problema, noi stiamo andando avanti per sopravvivere, generiamo debiti e non profitti e questo gioco sta uccidendo gli agricoltori. Dire la verità è difficile ma è un buon punto di partenza”, rileva il giovane vichese, scagliandosi direttamente contro la grande distribuzione che tra offerte allo scaffale e grossi stock di magazzino vende olio anche a meno di 2 euro al litro. Stando ad alcune analisi consumeristiche, è la Gdo che determina i consumi a valle della filiera. L’aumento dei prezzi deve passare necessariamente da un rafforzamento di canali alternativi alla Gdo, non ancora maturi per la sfida.