Continua l’esodo dalla Lega della provincia di Foggia. Dopo Marco Trombetta tornato alla casa madre azzurra, al fianco di Antonio Tajani e le forti critiche della salviniana della primissima ora manfredoniana Patrizia Melchiorre, anche Giovanni Izzi, segretario cittadino di Carapelle e leghista di ferro dei Cinque Reali Siti, ha deciso di salutare il Carroccio. Le sue sono dimissioni “irrevocabili”.
Izzi, da gran passionale, e da strenuo militante nelle ultime elezioni cerignolane, non si rivede più nelle linee politiche di Salvini applicate in Puglia e in provincia di Foggia. “Ho portato il partito a Carapelle al 43% alle Europee. Alle Politiche del 2018 all’11% e alle ultime Regionali al 17%. Ho fatto due Pontida, ho seguito Salvini da Catania a Milano. Più di 20 gazebo, raccolta firme per i referendum sulla Giustizia, 5 bus per le manifestazioni di Roma e Bari. Non sono serviti a nulla. Si torna al punto di partenza. Sono stati nominati dirigenti degli uomini senza voti che hanno portato alla Lega percentuali da prefisso telefonico ma vicini al club dei soliti Casanova e Ursitti. Con Splendido e Cusmai che svolgono il ruolo di yesman”.
Anche Izzi proviene da Noi con Salvini. “Sono entrato in Lega con Noi con Salvini al 3% nel 2017 e oggi siamo ritornati dopo tanto lavoro allo stesso punto di partenza. A Cerignola anche meno del tre, a Manfredonia e San Nicandro non si è presentata neanche la lista. A Foggia la dirigenza provinciale ha azzerato tutto. Disorganizzazione totale e nessuna capacità politica di programmare il futuro. Non abbiamo una sede della Lega provinciale. Zero dibattito. Questa è la Lega oggi”, continua.
“Il merito tanto vantato sui palchi dalla Lega in Puglia solo favole. Ho portato per la prima volta a Carapelle un consigliere provinciale. Ho portato con la candidatura di Marco Trombetta alle regionali quasi 2mila voti alla Lega. E sul palco a Bari si parla di arance e trabucco. Questa non è la politica di cui abbiamo bisogno al sud. La Lega non è più capace di stare tra la gente, lo dicono i numeri. Nessuna critica, nessuna discontinuità, nessun confronto. La Lega è finita. Questo il motivo per cui vado via”, conclude Giovanni Izzi che lascia il partito di Salvini.
Su queste fughe è molto critico Silvano Contini, unico salviniano della prima ora rimasto in Lega, il quale ammette una politica di eccessiva accondiscendenza da parte della Lega. Bastino i casi di Fitto e Giannatempo, candidati meloniani perdenti in Puglia e a Cerignola.